SCENOGRAFIE - ROMA IN JAZZ (IT)

A cura di Sergio Spada

Il contrabbassista danese è un eccellente musicista, classe 1970, con alle spalle già alcuni lavori a suo nome ed in Italia una lunga collaborazione (tuttora in corso) nel Danish Trio di Stefano Bollani.

Bodilsen si propone in questo suo lavoro in una doppia veste ed in doppia formazione nell’arco di due cd brevi che uniti ne comporrebbero uno di massima lunghezza. Mescolando sapientemente le carte ed evitando una troppo rigida divisione fra le due parti, il musicista si presenta senza soluzione di continuità alla guida di un quartetto danese (armonica, basso, tromba, chitarra) e di uno italiano con Bollani (basso, piano, clarinetto, voce), che noi ascoltiamo in originali interpretazioni di composizioni dello stesso Bodilsen o di classici come “La Tieta” di Manuel Serrat e “Retrato Em Branco e Preto” di Chico Buarque e Jobim, o in due brani che vedono la partecipazione di Joe Barbieri alla voce. Le due differenti sedute di registrazione producono, nella continuità della proposta, l’impressione di un solo grande combo che si esibisce nell’alternanza di temi differenti ma caratterizzati da un filo di continuità, nel segno del suono pastoso e dinamico del contrabbasso di Bodilsen, abilissimo non solo nelle sue qualità (notevoli) di musicista, ma anche in quelle di band-leader. L’assemblaggio di talenti differenti e rilevanti (la tromba di Peter Asplund ed il clarinetto di Nico Gori nei differenti quartetti), la presenza di un sempre ispirato Stefano Bollani, la voce in due brani dell’ammaliante Joe Barbieri danno a questo Scenografie delle peculiarità che ne fanno un disco molto interessante.

ALL ABOUT JAZZ (IT)

Scenografie - Jesper Bodilsen | Carosello Records (2013) 

di Neri Pollastri

Disco doppio del danese Jesper Bodilsen, noto da noi soprattutto per essere il contrabbassista dello splendido "trio danese" di Stefano Bollani, ma anche ottimo compositore e già autore di un disco a proprio nome, Short Stories for Dreamers, pubblicato dall Stunt Records. Qui Bodilsen si concede il lusso di missare due sessioni con due quartetti diversi, una registrata in Italia (il 15 dicembre 2011 a Perugia), l'altra in Svezia (il 17 gennaio 2012 a Goteborg).
Del gruppo "italiano" fanno parte il piano di Stefano Bollani, il clarinetto di Nico Gori e - in due sole tracce - la voce di Joe Barbieri; di quello svedese fanno invece parte la chitarra di Ulf Wakenius, la tromba di Peter Asplund e il bandoneon di Paolo Russo - italiano, ma da anni residente in Danimarca.

Il lavoro ha globalmente una cifra lirica che un po' sorprende per un'opera di un danese, evidentemente influenzato dalla frequentazione e dalla presenza del cospicuo numero di italiani. Ed è anche interessante l'alternanza irregolare delle tracce registrate con i due diversi gruppi, o il fatto che Barbieri canti in modo molto particolare, ricordando in italiano la suggestiva sonorità cantilenante della lingua danese - fattori un po' stranianti che aumetano l'appeal del lavoro.

Quasi tutte originali le composizioni, escluse la bella "Retrato em branco e preto," già rivistato da Bollani, e "La tieta," nota in Italia nelle interpretazioni di Mina e Ornella Vanoni come "Bugiardo e incosciente". Ed è nei brani originali che Bodilsen mette in luce una notevolissima vena compositiva, capace anche di capitalizzare le qualità dei singoli. Tra i quali certo non si scoprono Bollani o Gori, come loro solito ad altissimi livelli, ma invece è interessantissimo apprezzare la tromba e il flicorno di Peter Asplund, quarantaquattrenne svedese vecchia maniera, pochi virtuosismi e molta espressività, o la chitarra di Ulf Wakenius, cinquantacinquenne snche lui svedese, in eclettico equilibrio tra Metheny e un'acusticità alla Gismonti. Sempre nel quartetto "svedese" eccellente il lavoro armonico e coloristico di Paolo Russo, altro musicista che mette a frutto esperienze e ispirazioni trasversali.

Complessivamente questo Scenografie è un disco classico e semplice, ma anche ben riuscito e assai godibile, nel quale spiccano l'introduttiva "Longing," con Wakenius in evidenza, e la corale "Living," entrambe del quartetto "svedese," e dell'altro gruppo i due delicatissimi brani cantati, "Normalmente" e "Regni e corone" - quest'ultima riproposta in versione strumentale in chiusura con il titolo "Min Sommerfugl". Il CD evidenzia la crescita di Bodilsen - da tempo apprezzatissimo strumentista - anche come band leader, dopo la prova del precedente Short Stories for Dreamers, che ne condivideva la cifra ma che era apparso meno convincente e pregnante.

SCENOGRAFIE

 Jazzitalia di Alceste Ayroldi

Mai come questa volta le note di copertina sono il perfetto libretto per questa opera; non perché – o solo perché – le ha scritte chi di jazz ne capisce: Enrico Rava, ma perché sono l'assoluta verità. Il basso di Jesper Bodilsen è differente: canta e lo fa bene. Scuola danese, cioè quel Nord Europa odi et amo dei jazzofili e jazzisti. Orecchio teso, assoluto e pronto al dialogo quello di Bodilsen, che tradisce nei titoli, e non solo, il suo amore per l'Italia e mischia le carte, mercé l'attenta produzione esecutiva di Monica Momy Manetti, tra Italia, Svezia e la sua Danimarca, coinvolgendo alcune tra le migliori menti jazzistiche in linea con i suoi principi musicali. Si badi bene: non un dream team tanto per gradire e vendere qualche copia in più (con la carestia del momento è quasi impossibile), ma una creazione di sinergie, anzi un sincretismo che oggi è merce rara.
Tutti amici, ben inteso. Bodilsen aveva già collaborato, separatamente, con i suoi attuali sodali, sembrano solo fare eccezione Paolo Russo e Joe Barbieri.

Il contrabbassista danese ci regala due atti e due cd di un'eleganza impareggiabile. Bodilsen ama l'Italia, e si ascolta chiaramente già da "Longing", delicata e serena, ricca di armonizzazioni che esaltano la melodia principale perfettamente sorretta dalle corde di Wakenius e disegnata dalla splendida sonorità del leader, contrappuntata da Asplund. L'ingresso a pieno titolo di Russo, virtuoso al punto giusto, in "No Road For Readers", dà vigore al tema costruito da Bodilsen in combine con Peter Asplund, che sceglie meticolosamente le note e controlla l'energia messa in gioco modellando gli accordi. Cambio di scena nel blues d'atmosfera filmica architettato in "Please Walk Me Back", con Wakenius in prima fila nel dispensare il suo legato vellutato. "Another Heart" è dannatamente vintage, quel color seppia che fa scuotere leggermente la testa e chiudere gli occhi: Nico Gori volteggia caldo e swingante sull'incalzare di Stefano Bollani e l'incessante Bodilsen, fino a lasciare la scena proprio al pianista, che alza la voce rilasciando clusters e un assolo che acquista un suono sinfonico e bollente. Tributo a Chico Buarque de Hollanda con "Retrato em branco e preto", dove il contrabbassista ne canta tutto il sapore sudamericano, senza imitare nessuno e tenendo il Brasile a giusta distanza, lasciandone il ricordo nelle sapienti mani di Ulf Wakenius.
Due episodi, uno per atto, e due cammei di Joe Barbieri, dal canto narrativo, riconoscibile a primo orecchio: "Regni e corone" e "Normalmente".
Il secondo atto si apre con un classico di Joan Manuel Serrat, "La tieta" alias la zietta. Il cantautore spagnolo, che in Italia si è meritato la celebrità grazie a Mina, qui vive una nuova dimensione, nel pieno rispetto del vibrante lirismo, e la sua voce è affidata alla tromba di Asplund prima e alle pastose corde di Bodilsen, poi: la tradizione spagnola di Serrat è sparigliata nelle sonorità nordiche più ampie e corroborata dal tappeto sonoro costruito da Russo, che spinge l'acceleratore in "Napoli", fresca e briosa: la tromba frusciante di Asplund si immerge nel Mediterraneo profumato di Sudamerica. Un'antinomia, solo apparente, perché il differente mood si mescola alla perfezione.
"Living" riprende quella traccia cinematografica solcata in "Please walk Me Back" e Bodilsen mette sul piatto un walking poderoso e convincente. Torna il clarinetto di Nico Gori in "Waiting", puntuale e iridescente marchia a fuoco un mainstream da manuale. "Min sommerfugl" chiude l'opera, con Wakenius che evoca lontanamente il Brasile con pattern soffusi, senza vibrato, lasciando a Bodilsen e Asplund la voce nordica. 

Una menzione merita la batteria, che con la sua assenza ha dato un valore aggiunto all'intero album.
E' raro ascoltare un disco dove le carte musicali sono mescolate così: perfettamente. 

SCENOGRAFIE - SOUND CONTEST (IT)

Sound Contest di Daniele Camerlengo

Una voce che scalda e lascia tracce di meraviglia, una frammentazione narrante che racchiude in se' una ricchezza emozionale di preziosa fattura. Ricreare ambientazioni fantastiche attraverso la semplicita' di una melodia vera, che sappia trasportare le nostre sensibilita' in spazi incontaminati, dove dare vita e forma a cio' che i nostri cuori custodiscono gelosamente. Una libera e creativa interazione che avviene attraverso la condivisione di immagini ideali e il loro costruire racconti. Un flusso sonoro inarrestabile e pieno di vitalita' artistica, che stimola il nostro intimo sentire. Jesper Bodilsen, uno dei maggiori interpreti europei del contrabbasso, dedica questo concept album alle Scenografie come immagini filmiche. Dodici brani, piu' una bonus track solo per Itunes, una geniale colonna sonora divisa in due cd per dare maggiore respiro alla musica. Il disco e' stato registrato in due diversi momenti: A Perugia con Stefano Bollani al piano, Nico Gori al clarinetto e Joe Barbieri alla voce ed in Svezia a Gothenburg con Ulf Wakenius alla chitarra, Peter Asplund (intenso il diaologo sonoro con Jesper e che suono!!!) alla tromba e flicorno e il pescarese trapiantato a Copenaghen Paolo Russo al bandoneon. Con questo lavoro discografico Bodilsen mette a nudo le sue grandi doti di compositore, facendoci conoscere il potere immaginifico ed evocativo delle sue idee musicali ed aprendoci le porte del suo mondo audace e di generosa dolcezza… Quindi non resta che suggere l’incanto vestito di note.

Voto:9/10
Genere:Jazz

LO CHEF NORDICO DELLA MELODIA

"Intervista al contrabbassista Jesper Bodilsen, un nuovo disco e dieci anni in trio con Bollani" di Paolo Carradori

Enrico Rava, nelle note di copertina di Scenografie di Jesper Bodilsen, elenca, tra i suoi innamoramenti musicali, i contrabbassisti nord europei che dagli anni Settanta hanno tracciato un pregevole sviluppo tecnico-creativo del loro strumento: Niels-Henning Pedersen, Palle Danielsson, Lars Danielsson, Arild Andersen. Non sappiamo però - almeno non abbiamo sufficienti elementi per capire perché - proprio a quelle latitudini questo strumento ci abbia regalato, negli anni, musicisti di così grande personalità. In realtà non ce lo svela nemmeno Jesper Bodilsen che da quelle parti viene (è nato nel 1970 a Haslev, in Danimarca) - "virtuoso delle emozioni" (sempre secondo Rava) e contrabbassista del trio danese, con il batterista Morten Lund, di Stefano Bollani. 

Bodilsen si avvicina giovanissimo alla musica, suona la tromba, poi passa al basso elettrico ma, ci spiega, «...ascoltai una volta Niels-Henning Pedersen e rimasi affascinato dal suono, dal tocco, dalla sua capacità di trasmettere la melodia suonando anche materiali del folklore danese, e lì cominciò la mia storia musicale professionale...». Proprio la melodia rappresenta uno speciale fil rouge che lega, traccia e caratterizza il percorso musicale del musicista danese: «La melodia facilita la comunicazione tra i musicisti, ma anche con chi ascolta. Permette di andare a pescare nella memoria ricordi, emozioni, immagini della tua vita e descriverle. La melodia apre la musica. Un posto speciale dove tutti possono improvvisare». 

In realtà Scenografie, doppio cd per la linea Silenzio! della Carosello, lavoro diviso non casualmente in due "atti" invece dei tradizionali "side", possiede e trasmette questa forza descrittiva. Un equilibrio notevole tra atmosfere trasparenti, intrise di eleganza formale e cura del suono, dove la costante traccia melodica scolpisce, fa vibrare storie e forme garantendo anche ampi spazi liberi per le diverse voci dei musicisti coinvolti. «Abbiamo realizzato velocemente il cd perché avevo le idee chiare sul piano compositivo - spiega Bodilsen - ma anche per la scelta dei musicisti giusti per questo progetto...». Registrato nel 2011 in Italia con il pianoforte di Stefano Bollani, il clarinetto di Nico Gori e la voce di Joe Barbieri, nel 2012 in Svezia con Ulf Wakenius (chitarra), Peter Asplund (tromba), Paolo Russo (bandoneón), Scenografie disegna, sotto la guida solida e ispirata di Bodilsen, anche raffinato compositore, uno spazio sonoro dove jazz e improvvisazione, melodia e forma canzone si incontrano senza rinunciare alle proprie peculiarità, anzi rafforzandole in un continuo interscambio creativo. «Generalmente - spiega ancora il contrabbassista - scrivo tracce semplici e poi, durante l'arrangiamento, penso ai singoli strumenti, ai musicisti, e voglio che esprimano le loro idee. Mi piace molto il carattere romantico della canzone italiana, atmosfere dove riesco a costruire, suonando lento, presto, con ritmi diversi, immagini ed esprimere sentimenti...». 

Non c'è dubbio che su tutti i materiali e sull'estetica di Scenografie pesi in modo determinante l'esperienza decennale del trio con Stefano Bollani. Il pianista italiano esprime con questa formazione uno degli aspetti più caratterizzanti del suo vulcanico multidirezionale percorso artistico, e trova nei musicisti danesi una sponda perfetta e funzionale alla propria fascinazione melodica, colorandola con atmosfere nordiche, meno scontate di quelle mediterranee: «Ho conosciuto Stefano nel 2002», racconta Bodilsen. «Venne in Danimarca con Enrico Rava, che aveva vinto il prestigioso premio JazzPar Prize. Io e il batterista Morten Lund, con il quale suono dal 1992, fummo chiamati come sezione ritmica. Il concerto andò benissimo e mi venne l'idea del trio. Chiesi a Morten e Stefano se potevamo vederci ancora e formare un trio. Nel marzo del 2003 abbiamo fatto il nostro primo concerto a Copenaghen e nello stesso anno abbiamo registrato il nostro primo disco, Mi ritorni in mente (Stunt Records)». Da lì comincia una storia lunga dieci anni, di concerti, successi internazionali, apparizioni televisive e costanti riconoscimenti della critica per una produzione di qualità, sempre alla ricerca di nuovi stimoli e sonorità. Gleda (Stunt Records 2005), dove vengono rilette con profonda poesia canzoni della tradizione scandinava, e Stone In the Water (Ecm 2009), dove il trio tocca le massime vette dell'interplay, rappresentano i capisaldi di questo cammino. «La formazione è come composta da tre chefs: io e Morten portiamo ingredienti danesi, Stefano quelli italiani, li lavoriamo insieme, equilibriamo spezie e sapori, alla fine il risultato è un piatto unico: lo stile del trio».
Il decennale della formazione sarà festeggiato nel 2014 con una nuova uscita Ecm registrata a New York qualche mese fa. 

(La realizzazione dell'intervista è stata possibile grazie alla preziosa collaborazione di Monica Manetti) 

 

 

LA CLASSE DI BODILSEN

Il Giornale (IT)
di Franco Fayenz

Scenografie
Il protagonista di questo album doppio è il contrabbassista danese Jesper Bodilsen, l'ultimo dei meravigliosi contrabbasisti nordici come Niels Pedersen, Palle e Lars Danielson. Le tipicità di Bodilsen, scrive Enrico Rava nelle note, sono la melodia e il canto. Due sono le sedute d'incisione, la prima con Bollani, Nico Gori e Joe Barbieri, la seconda con Ulf Wakenius, Peter Asplund e Paolo Russo. I due cd si chiamano 1° e 2° atto. Si ascolti e si legga e si capirà perché.

SCENOGRAFIE SILENZIOSA(MENTE)

Silenziosa(mente) di Giulio Cancelliere

La prima cosa che impressiona e, per certi versi, spaventa di questo album è la lunghezza. Non capita spesso, ultimamente, di affrontare l’ascolto di un disco jazz doppio e uso il verbo “affrontare”, perché l’ascolto di un’opera musicale dovrebbe essere un impegno che si prende nei confronti del’artista. Jesper Bodilsen, tra l’altro, non gode di quella fama estesa e consolidata, nonostante l’annosa collaborazione col Danish Trio di Stefano Bollani – peraltro presente anche qui – che convince l’appassionato anche a scatola chiusa. Ma, al di là della forma, addentrarsi nelle stanze di Scenografie appare subito confortevole, accolti cordialmente dall’arpeggio della chitarra di Ulf Wakenius e dal flicorno vellutato di Peter Asplund, seguiti dal padrone di casa che ci guida su una melodia orecchiabile e raffinata. Scenografie consta di 12 brani, di cui 9 inediti, registrati in due session alquanto differenti sia per formazione, sia per locazione: il contrabbassista danese ha registrato a Gothenburg in Svezia con il gruppo scandinavo col quale aveva già realizzato il precedente Short Stories For Dreamers, ma rimpiazzando il vibrafono di Severi Pyysalo col bandoneon di Paolo Russo, di fatto “riscaldando” l’esito sonoro della band; a Perugia, invece, Bodilsen ha inciso col trio italiano comprendente Bollani, Nico Gori al clarinetto e, solo in un paio di brani, il cantautore Joe Barbieri che, con la sua voce fragile e la poetica sottile si inserisce adeguatamente nel contesto teatrale che il leader ha immaginato in questo lavoro. Nonostante le premesse, il disco risulta omogeneo dal punto di vista sonoro e musicale, riconducendo a una concezione di jazz che unisce lo swing a un’idea melodica cantabile perseguita caparbiamente da Bodilsen, anche nella scelta delle riletture: Retrato Em Branco E Preto di Jobim/Buarque e la meno frequentata La Tieta di Juan Manuel Serrat, che da noi è nota come Bugiardo E Incosciente nell’interpretazione storica di Mina e, più recentemente, di Ornella Vanoni. Scenografie, oltre a garantire il piacere di sedersi comodamente in poltrona e godersi l’ascolto di un disco ben fatto, segna il debutto dell’etichetta italiana Silenzio! diretta da Momy Manetti, affiliata alla Carosello. È un primo passo nella giusta direzione.

SCENOGRAFIE - JAZZ CONVENTION

Di Fabio Ciminiera

Scenografie, il nuovo lavoro di Jesper Bodilsen, rappresenta il seguito ideale di Short stories for dreamers pubblicato nel 2010. Il disegno del contrabbassista danese si amplia fino a contenere due formazioni e declina i dodici brani presenti nel disco con un riflesso più narrativo rispetto a quanto fatto nel precedente dove la musica aveva una dimensione maggiormente lirica ed evocativa. Il passaggio avviene però in maniera coerente e consequenziale: la melodia resta il punto focale intorno al quale Bodilsen sviluppa il suo pensiero musicale e costruisce i due gruppi.
Il quartetto "scandinavo" discende in maniera diretta dalla formazione presente in Short stories for dreamers: Bodilsen si avvale anche in questo caso di Ulf Wakenius alla chitarra e Peter Asplund alla tromba e al flicorno mentre sostituisce il vibrafono di Severi Pyysalo con il bandoneon di Paolo Russo. Il cambio comporta un passaggio dai suoni sospesi e puntuali del primo al respiro del mantice e ai suoni più lunghi del secondo. E questo aspetto insieme alla line up della formazione "italiana" del disco porta alla dimensione più narrativa di cui si parlava in apertura. Pianoforte e clarinetto nelle mani, rispettivamente, di Stefano Bollani e Nico Gori danno alle sei tracce in cui sono coinvolti il sapore del racconto. Se la voce di Joe Barbieri, con il suo approccio poco lineare e i testi evocativi, mantiene lo sguardo sugli aspetti lirici, aggiunge, in ogni caso, un ulteriore accento discorsivo ai due brani - Normalmente e Regni e corone - che lo vedono nel disco.
La scelta di suddividere il lavoro in due dischi e di convogliare in entrambi brani eseguiti con le due formazioni porta allo stesso tempo respiro e coerenza al disegno di Bodilsen. Le due formazioni vengono così ad esprimere secondo accenti diversi lo stesso ideale: la preminenza della melodia e lo sviluppo secondo linee semplici quanto rigorose, limpide e attente. L'assenza della batteria permette di realizzare uno spazio di azione più ampio per i suoni dei vari strumenti, l'intenzione in entrambi i casi di uno sviluppo collettivo diventa la maniera per utilizzare quello spazio e rendere un mezzo prezioso e necessario l'ascolto reciproco. Se il pianoforte orchestrale di Bollani diventa la sponda su cui appoggiare le linee del clarinetto e, quando presente, della voce e su cui intrecciare il supporto del contrabbasso, la formazione "scandinava" si muove in maniera più orizzontale con le linee dei quattro strumenti a creare l'intelaiatura armonica e ritmica per le melodie dei brani.
La varietà delle ispirazioni - dal Brasile di Retrato em blanco e preto alle atmosfere blues di Please walk me back, dalle diverse accezioni cantautorali, oltre ai brani cantati da Barbieri anche La tieta, alla riflessività nordica di Min Sommerfugl per arrivare alle frizzanti dinamiche di Napoli - viene utilizzata come veicolo per le intenzioni del leader. E allo stesso modo la distribuzione paritaria di musicisti scandinavi e italiani diventa una chiave per creare un ponte tra Mediterraneo e paesi nordici, per speziare in modo reciproco le differenti attitudini dei musicisti. Tanto che, alla fine, l'episodio forse più immediatamente riconducibile ad un'estetica jazzistica - vale a dire Another heart, suonata con Gori e Bollani - si colora di tutte le varie suggestioni portate dal contrabbassista nel lavoro e le lascia intravvedere ad ogni passaggio.
Bodilsen riesce, attraverso la costruzione di formazioni quanto meno inconsuete, a mettere in risalto le voci dei vari interpreti e tenere alto il loro livello di attenzione: nessuno può adagiarsi su un ruolo precostituito a tutto vantaggio della gestione delle melodie. La personalità di ciascuno si pone al servizio del risultato complessivo e l'incontro dei timbri e delle sonorità permette un incastro dalle sfaccettature particolari.

INTERVISTA A JAZZ CONVENTION

Intervista di Fabio Ciminiera

In occasione dell'uscita di Scenografie, nuovo album di Jesper Bodilsen, abbiamo parlato con il contrabbassista danese delle tante anime che costituiscono il disco: dall'amore per la melodia, alla "costruzione" delle due band con cui lo ha suonato; dagli aspetti visivi delle sue composizioni ai legami di questo disco con il precedente Short stories for dreamers. Il discorso si è poi allargato alle altre formazioni con cui si misura Bodilsen e con il suo modo di intendere il ruolo del contrabbassista.

Link ad intervista

"IL MIO JAZZ È COME UN FILM"

L'Unità  di Jacopo Cosi

Intervista al danese Jesper Bodilsen, noto in Italia perché è nel trio di Bollani. Esce il suo album "Scenografia" per una nuova etichetta, "Silenzio!".

La melodia, musicisti straordinari, due atti. Esce “Scenografie” disco jazz a firma Jesper Bodilsen per la nuova etichetta “Silenzio!” della Carosello. Il contrabbassista danese, noto in Italia perché fa parte del trio di Stefano Bollani, ha disegnato le quinte di un film, di una storia da raccontare in teatro. Questa l’idea realizzata in dodici tracce da ascoltare e riascoltare, proprio come nella tradizione dei migliori dischi. Atmosfere evocative e sognanti divise per due session di musicisti tra l’Italia e Copenaghen. Una perla di grazia e forza, canto e straordinario interplay. Ne chiediamo di più direttamente al contrabbassista danese Jesper Bodilsen (Hasle, 5 gennaio 1970). 

Partiamo dal titolo del disco: “Scenografie”. Come nasce questa scelta?
“Quando ascolto la musica, creo sempre immagini nella mia mente, come se fosse un film. La musica mi mette in uno speciale stato d’animo. Così quando scrivo cerco di creare piccoli scenari o stati d’animo che funzionino come quinte, per l’immaginazione di chi ascolta. Ogni brano è una scenografia unica dove creare il proprio film o rappresentazione teatrale”. 

Quanto conta la melodia?
“Per me la melodia è molto importante. Ma la melodia non può stare da sola, è la combinazione del ritmo e della melodia che rende l'interpretazione di ogni brano unica ed interessante”. 

Perché il disco è diviso in due atti?
“L'album è concepito come una pièce teatrale, ogni brano è uno scenario nella storia della pièce, e dopo sei brani c’era bisogno di una pausa (come l'intervallo alla fine del primo atto). La pausa ti dà il tempo di riflettere ed anche il tempo per guardare avanti, al resto della storia. Ho concepito l'album come un tutto, ma diviso in due parti o atti”.

Come ha scelto le due session di musicisti?
“Quando compongo musica non arrangio tutto completamente. Cerco di scrivere i brani nel modo più semplici e aperto possibile, così facendo invito i miei compagni musicisti a partecipare alla storia con la loro visione personale. Sapevo quali musicisti volevo in questo album e quali sarebbero state le combinazioni. Ed è questo il mio modo di arrangiare la musica e di creare le scenografie. Ho registrato in due differenti sessioni per ragioni pratiche, ma tutto ciò ha avuto una buona influenza sul risultato finale”.

Ci può parlare un po’ delle formazioni usate per il disco?
“Nel 2009 realizzai il mio album ‘Short Stories for Dreamers’ con Ulf Wakenius (chitarra) e Peter Asplund (tromba). Mentre preparavo ‘Scenografie’, sapevo che li volevo nuovamente. Condividiamo lo stesso amore per la melodia e loro sanno veramente come avvicinarsi alla mia musica. Sono entrambi virtuosi fantastici ma non sentono la voglia di mettersi in mostra, la musica li guida. Con loro due e Paolo Russo al bandoneon, la combinazione era perfetta. Paolo è un bravo e intenso musicista che ha la grande abilità di creare sensazioni con il suo strumento. Nell'idea di creare un disco diverso volevo fare una sessione extra e non avevo dubbi a chi chiederla. Suonando da dieci anni con Stefano Bollani il nostro interplay è quasi telepatico, e Nico Gori è per conto mio il miglior clarinettista che c'è in giro. Noi tre abbiamo avuto differenti occasioni di suonare insieme, quindi sapevo che avrebbe funzionato bene”. 

Quanto della sua conoscenza e permanenza in Italia, soprattutto a Napoli a cui dedica un brano, ha contato nella scrittura?
“Il brano ‘Napoli’ è stato composto dopo che ero stato in questa fantastica città. Ho cercato di descriverne il traffico, il caos, e ho voluto inserire un tocco spagnolo alla canzone. Amo Napoli, ed essendo danese devo dire che è molto esotica comparata a Copenaghen”. 

Perché ha scelto di dedicare una traccia a una celebre canzone interpretata da Mina?
“Non sapevo che ‘La Tieta’ fosse una canzone di Mina. Conosco questa canzone attraverso Stefano Bollani e l'abbiamo suonata diverse volte nel trio con Morten Lund. L'ho scelta perché amo la melodia, semplicemente così”. 

Perché due brani di Joe Barbieri nel suo disco?
“Nel dicembre 2011 ho suonato a Firenze in un concerto di beneficenza e lì ho incontrato Barbieri per la prima volta. Suonò ‘Normalmente’, da solo con la chitarra. Mi sono innamorato della sua voce all'istante. Normalmente è una canzone meravigliosa, così l'ho voluta registrare. Poi gli ho chiesto di cantare una mia melodia con parole sue. ‘Regni e Corone’ è basata sul brano ‘Min sommerfugl’ (‘La mia farfalla’) che è l'ultimo brano dell'album, e alla fine è diventata il tema dei due atti.” 

Quali sono i suoi punti di riferimento nella storia del jazz al contrabbasso?
“Per me uno dei più importanti è Niels Henning Ørsted Pedersen: poteva fraseggiare una melodia come nessun altro bassista. Anche musicisti come Ray Brown, Scott LaFaro, Anders Jormin e Charlie Haden sono vicino al mio cuore”.

MUSICA Y MUSICOS

Musica Y Musicos (ES)

Short stories for dreamers, es ni más ni menos que el título que el gran contrabajista nórdico ha puesto a este enorme trabajo. El título no solo sugiere que en álbum encontraremos temas cargados de profundidad,serenidad y reflexión ,sino que además lo afirma. Desde el primer tema caetano, donde sobre la estructura creada por Bodilsen se crea un círculo narrativo entre el vibráfono de Severi Pyysalo y la guitarra del siempre magnífico Ulf Wakenius, dando muestras de que esto, va en camino de convertirse en un disco asombroso. En este álbum no solo sorprende la grandeza de Bodilsen como lider de agrupación, sino que además el resto de sus compañeros están de verdadero lujo. Empezando con Ulf Wakenius a la guitarra.
Desde su notoriedad como sideman de confianza de Oscar Peterson, junto a Orsted-Pedersen, no ha dejado de sorprender. Tanto los trabajos para la casa ACT pasando por la Sttitel. En este disco, podemos escuchar algo mucho mas grande y este trabajo no defraudará a ninguno de sus seguidores. Junto a ellos unos genios, como el vibrafonísta y percusionista Severi Pyysalo y el trompetista Peter Asplund. El disco por completo es un joya, pero destacaría dos temas como A new day o One of a Kind.

SHORT STORIES FOR DREAMERS (Musica Jazz)

Musica Jazz (IT) di Pollastri

Bodilsen ( noto da noi come bassista del trio danese di Bollani) e wakenius sono gli unici presenti in tutti i brani, che esprimono un jazz moderno, soffuso, su tempi lenti, più malinconico che sospeso. I temi sono quasi tutti originali - cinque del leader, due del chitarrista e due standard- e spaziano su varie atmosfere: dal Brasile d'apertura alla ballad di Moon River, fino al jazz europeo di Marie. Bodilsen si conferma maestoso strumentista, degno rappresentante di quella tradizione scandinava del contrabbasso cui rende omaggio One of a Kinf, dedicato a Niels - Henning Orsted Pedersen: suono corposo, fraseggio marrativo, espressività intensa.
Meno persuasivo è il contesto generale, giacchè alcuni brani ( in particolare i duetti) ricordano le collaborazioni intimistiche e sdolcinate tra Metheny e haden; e altri ( specie ove compare la tromba di Asplund) si ispirano melodie un po' troppo smussate. Ne vien così fuori un disco che si ascolta con piacere.

A “JAZZ MEETING” JESPER BODILSEN

"Tgcom incontra il noto contrabbassista"  di Giancarlo Bastianelli

Ospite questa settimana a "Jazz Meeting" un bassista e compositore che si inserisce nel solco dei grandi interpreti del contrabbasso danesi: Jesper Bodilsen che il pubblico italiano conosce per la sua partecipazione al trio di Stefano Bollani. Esce in questi giorni il suo album "Short Stories For Dreamers", pubblicato da "Stunt Records".
Nel 2004 Jesper Bodilsen ha ricevuto il Django d'Or Prize come musicista dell'anno. Suonando per di più con Mr.Taste- ed Thigpen, per più di 10 anni; Jesper Bodilsen ha suonato e registrato anche con altri grandi musicisti come: Joe Lovano, Jeff "Tain" Watts, Lee Koniz, Marc Turner, Gino Vanelli, Phil Woods,Tom Harrel, Joey Calderazzo, Dino Saluzzi John Abercrombie, Enrico Rava, Paul Vertigo, Aldo Romano, Stefano di Battista e Paolo Fresu. 

Ha registrato più di 100 dischi, non solo come musicista, ma, per molti di questi, anche è stato il produttore. Con lui in questo nuovo lavoro troviamo musicisti del calibro di Ulf Wakenius alle chitarre, il trombettista Peter Asplund e Severi Pyysalo al vibrafono e alla melodica. "Suonare con questi musicisti - dice Bodilsen -, è stato un piacere perché oltre ad essere bravi nel loro lavoro, condividono il mio modo di suonare ma anche di comporre, dal momento che io mi sento un musicista ma anche un compositore. Posso considerare questo mio nuovo album un discorso che prosegue e si evolve con l'aiuto importantissimo di chi suona con me". 

Inscindibile per tra il connubio musica immagine...
Direi di si, dal momento che il progetto nasce proprio dal mio amore per l'immagine associata al suono; il mio scopo è quello di dare se possibile delle suggestioni a chi ascolta il disco. E' la musica con le sue note a richiamare sensazioni e suscitare emozioni nel pubblico; ascoltando la musica come una serie di quadri o poesie, ogni parte sembra integrata nel tutto. 

Con Stefano Bollani avete realizzato "Stone in the water" accolto positivamente dal pubblico e dalla critica...
Si, l'incontro con Stefano è stato importante ed ha permesso di potermi raffrontare con lui in un progetto internazionale come “Stone in the Water", che è il terzo disco complessivamente realizzato con lui e Morten Lund . Anche i concerti che abbiamo fatto ci hanno dato ottime risposte da parte del pubblico. Ora spero di poter portare in Italia quanto prima anche esibizioni dal vivo, per promuovere il mio lavoro "Short Stories For Dreamers".

JESPER BODILSEN – SHORT STORIES FOR DREAMERS

www.jazzconvention.net di Fabio Ciminiera

Melodia e lirismo sono le chiavi principali di Short stories for dreamers, il disco del quartetto capitanato dal contrabbassista danese Jesper Bodilsen. Sin dalla costruzione della formazione e dalla scelta dei brani e degli arrangiamenti, il lavoro si dirige verso atmosfere rarefatte e ampie caratterizzata da passaggi morbidi, linee essenziali e costruite con un certosino lavoro di sottrazione e dall'attenzione continua all'intreccio delle quattro voci.
Contrabbasso, tromba, chitarra e vibrafono connotano senza mediazioni il suono del quartetto verso un suono delicato. All'interno del confine tracciato dai suoni i quattro musicisti sono, a loro volta, attenti al reciproco ascolto e a lasciarsi vicendevolmente spazio e strada. Il baricentro si fonda sulla dimensione acustica di contrabbasso e chitarra con vibrafono e tromba ad intervenire come solisti sulle armonie disposte da Bodilsen e Wakenius: quasi sempre nel corso del disco il virtuosismo viene evitato a favore del risultato complessivo e della gestione della melodia. La gestione stessa della formazione - diversi passaggi sono affidati al duo chitarra e contrabbasso, altri ai vari trio e altri al quartetto completo - è naturale conseguenza delle atmosfere disegnate dalle composizioni. Soprattutto le armonie sono costruite quasi esclusivamente con abili incastri melodici per dare ancora maggior spazio e apertura allo scorrere delle tracce.
La scelta degli standard - Estate di Bruno Martino e Moon River di Henry Mancini - e le composizioni di Bodilsen e di Wakenius tolgono ogni eventuale dubbio sugli obiettivi del disco. Dal brano di apertura, Caetano, delicata bossanova naturalmente dedicata ad un esteta della melodia lirica, al tema di chiusura - A new day, affidato alla melodica di Pyysalo - il filo espressivo del disco attraversa approcci diversi alla melodia: accoglie spunti da generi diversi, riesce ad evocare all'interno dei brani riflessi di musiche popolari e suggestioni di temi presenti nella tessitura delle armonie e delle linee affidate ai quattro musicisti.
Melodia e lirismo condotte con grande equilibrio, senza sconfinare mai in una dimensione stucchevole: Bodilsen dirige la musica nel rispetto del "senso" di ciascun brano e riesce a dare sempre corpo allo sviluppo delle linee. La melodia viene intesa in senso stretto come canto e, giocando in questa direzione, diventa naturale per il contrabbassista e i suoi compagni di avventura trovare la chiave per l'intepretazione dei temi registrati nel disco.

BODILSENS BESTE

Dagsavisen (NO)

Ei av vårens vakraste plater så langt er signert Jesper Bodilsen, den danske bassisten som har gledd oss i mangt eit band på jazzscenene våre. Ørsted Pedersen vart skuledannande for danske bassistar, og til den skulen høyrer også ei sterk lyrisk åre som kjennest i dansk jazz. I teksten til eit CD-omslag pryda med vakre bilete forklarar Bodilsen at han alltid har vore oppteken av bilete og samverknaden mellom ulike kunstartar.

«Short Stories For Dreamers» er ein vakker tittel på eit vakkert album, med Jesper Bodilsen i samspel med gitarist Ulf Wakenius, trompetist Peter Asplund og vibrafonist Severi Pyysalo, alle musikalske lyrikarar saman i Bodilsens paulun, der det er godt å vere. Med mange musikalske merittar i bagasjen har Bodilsen lenge sett etter musikarar til dette prosjektet. Av funna er nok finske Severi Pyysalo den minst kjende her på berget trass internasjonale merittar i fleng, den nær jamgamle Ulf Wakenius er stilsikker gitarist for alle tider, og med landsmannen Peter Asplund er den lyriske trompettonen i gode hender.

Bodilsen har hatt stor internasjonal suksess, seinast på den italienske pianisten Stefano Bollanis ECM-album, «Stone In The Water». Og det blir mildare no.

NYDELIG OG NEDSTEMT

Side2 (NO)

Danske Jesper Bodilsen har samla et nordisk kremlag og laga musikk som er av det usedvanlig vakre slaget.

Jesper Bodilsen følger i den stolte og sterke danske basstradisjonen som Niels-Henning Ørsted Pedersen etablerte på begynnelsen av 60-tallet. 40 år gamle Bodilsen er i besittelse av den samme varme, store tonen som mesteren og når så forskjellige bandledere som Ed Thigpen, Enrico Rava, Stefano Bollani, Lars Jansson og Ulf Wakenius har stått i kø for å benytte seg av Bodilsens tjenester, så sier det det meste om hvilke kvaliteter han har.

Godt over 100 innspillinger har Bodilsen vært med på siden han debuterte som profesjonell musiker 16 år gammel. De aller færreste har han naturligvis vært sjef for sjøl, men når han først står øverst på plakaten så gjør han det med stil.

Med et A-lag bestående av trompeteren og flügelhornisten Peter Asplund, vibrafonisten og melodica-traktøren Severi Pyysalo og gitaristen Ulf Wakenius, blir vi tatt med på ei reise så vakker og melodisk som vel tenkelig. «Short Stories for Dreamers», eller noveller for drømmere på godt norsk, er en meget passende tittel på dette visittkortet fra Bodilsen. De fire er langt framskredne historiefortellere og glir elegant inn og ut av hverandres «setninger» og du verden så befriende det er at Bodilsen har valgt bort trommer for anledninga.

Asplund og Pyysalo er de minst kjente her hjemme, men de passer utmerka inn i dette kollektivet og begge har stemmer og en reflekterende måte å uttrykke seg på som kler både Bodilsens låter, Wakenius’ hyllest til NHØP og standardlåter som «Moon River» og «Estate» på et bortimot perfekt vis. Wakenius er en gitarist i verdensklasse og med sin nylonstrengs gitar (stålstrenger på ett par spor også) er han og Bodilsen noe i nærheten av å være musikalske siamesiske tvillinger.

Jesper Bodilsen er en melodiker av rang og er i stand til å få både bassen og musikken til å bli historiefortellere. Det er det bare de aller beste som er i stand til.

STEMNINGSFYLDT RO

Jazz Nyt (DK)

Her er en plade der skiller sig ud fra den store mængde af danske jazzudgivelser. Jesper Bodilsen har som sin debutplade valgt at lave en rolig akustisk stemningsplade. Bodilsen er kendt fra mange sammenhænge, hvor specielt samarbejdet med den italienske pianist Stefano Bollani og trommeslageren Morten Lund har gjort Bodilsen til en kendt jazzmand ude i verden.
I Bodilsens yngre dage var påvirkningen fra Niels Henning Ørsted-Pedersens basspil endnu tydeligere end den er idag, hvor Bodilsen mere tydeligt har fundet sin egen lyd og tone. Dog er Bodilsen ligesom NHØP grundigt forankret i det nordiske. Der er også en anden kobling til NHØP på pladen, da guitaristen Ulf Wakenius - der var medlem af NHØP's sidste trio - medvirker på akustisk guitar.
Det er to musikere der kommunikerer og mødes i et nordisk univers, hvor tilføjelsen af den fabelagtige svenske trompetist Peter Asplund og den finske vibrafonist Severi Pyysalo fuldender billedet. Bodilsen har selv skrevet pladens 9 numre. Pladen kan med fordel bruges som et behageligt soundtrack til hverdagen. Der er ikke knaster der generer eller anden uro der råber op og vil have opmærksomhed. Det er en gedigen brugsplade der vil kunne finde et stort publikum, også udenfor jazzen

LISTENING TO JESPER BODILSEN..

Learning to say nothing - bloq (UK)

Mentioning jazz bassists and Denmark in the same sentence automatically conjures up the spirit of the late Nils-Henning Ørsted Pedersen, whose presence dominated the Danish jazz scene for so many years. Pedersen rose to international prominence with the Oscar Peterson Trio from around 1973 and also played with the likes of Count Basie, Ben Webster Ella Fitzgerald and so on. In fact, NHØP played with just about everyone who was anyone from the mainstream of jazz in the 1960′s and 1970′s. He died in 2005 at the age of 58.

NHØP’s legacy inevitably casts a lengthy shadow across the whole Danish jazz scene to this day. He has also certainly been a major influence on the Swedish bassist Palle Danielsson, who has played with Keith Jarrett and Peter Erskine (to name but two) with much distinction over the years. Now Jesper Bodilsen has emerged as the first Danish bassist of genuine stature since NHØP and he looks like being a worthy successor.

Now 40, Bodilsen has already built up an impressive CV, playing with people of the calibre of Lee Konitz, Enrico Rava and Dino Saluzzi, but has really been catapaulted into far greater prominence thanks to his work with the Italian pianist Stefano Bollani and fellow Dane and drummer Morten Lund. This trio have now released 3 albums, the most recent being last year’s ‘Stone in the water’ (under Bollani’s name) for ECM. Across these three albums – the others are 2003′s ‘Mi ritorno in mente’ (under Bodilsen’s name) and 2004′s ‘Gleda’ (a collective release) – Bodilsen demonstrates that he has inherited much of the warmth that characterised NHØP’s playing whilst inclining towards a slightly less ‘mainstream’ approach – akin to Dave Holland in some respects.

‘Stone in the water’ got excellent reviews, but most reviewers cast the spotlight on Bollani as one of the front-runners in the exciting renaissance in Italian jazz currently under way. For me, though, the playing of Bodilsen was key to transforming what could have been seen as yet another piano trio album into something a little bit special. His bass has a marvellously earthy sound – almost ‘woody’ – and this quality is demonstrated even more vividly in his latest release, ‘Short stories for dreamers’ (2009), which like ‘Mi ritorno in mente’ and ‘Gleda’ appears on the Stunt label.

Firstly, it should be said that ‘SSFD’ is a beautifully dressed CD, featuring as it does the stunning photography of Tove Kurtzweil, which in many ways harks back to the glory days of ECM before they entered into their current and tedious ’murky’ period. His images are beautiful and haunting in equal measure.

The personnel on ‘SSFD’ is unusual, inasmuch as there is no drummer. Instead, the rhythmic pulse is sustained by Bodilsen, Swedish guitarist Ulf Wakenius and Finnish vibraphonist Severi Pyysalo (who also contributes melodica to the album’s closing track). Also present is the Swedish trumpeter and flugelhorn player Peter Asplund, whose playing echoes the warmth of Bodilsen’s tone throughout. Wakenius, who has played with anyone who’s anyone in his native Sweden, and has also played alongside Pat Metheny at a recent ‘Jazz Baltica’ festival, features solely on acoustic guitar here and there are some inevitable Metheny-esque passages, particularly on the terrific ‘Marie’. Of course, for Bodilsen itself, this album represents a liberation from the conventions of the piano/bass/drums format and his playing blossoms as a result.

‘SSFD‘ comes across as a very egalitarian project with Bodilsen taking only his fair share of the spotlight and with no particular player dominating proceedings. The overall effect is a mesh of sound, often elegaic or melancholy but always shifting, like sunlight on water. Having previously mentioned ECM, it wouldn’t surprise me at all if they were to pick up this band as the music seems a perfect ‘fit’ for the label. In fact, at times, the mood of this album reminded me of Eberhard Weber’s ‘Fluid Rustle’, which is no bad thing, frankly.

Standout tracks would be the aforementioned ‘Marie’, the Brazilian-tinged ‘Caetano’ (presumably a ‘hommage’ to Caetano Veloso), ‘Barcelona’, ‘Pigen der fløj’ and the closing ‘A New Day’ – though to be honest, there really isn’t any filler. Whilst I was aware of Ulf Wakenius, Asplund and Pyysalo are new to me and both perform impressively here. I look forward to more recordings and, hopefully, a UK tour at some point.

Just occasionally, you put on a CD which exceeds all and any expectations you may have had beforehand and ‘SSFD’ is definitely one of those CD’s. It’s a pleasure to be able to recommend it unhesitatingly to anyone who has any interest in contemporary jazz. It’s a treat to listen to and will doubtless be in residence in my CD player and on my iPod for some time to come.

SHORT STORIES FOR DREAMERS

All About Jazz (USA)

One of the major musical events of 2009 was the international breakthrough of Italian pianist Stefano Bollani's Danish trio with bassist Jesper Bodilsen and drummer Morten Lund. The release of Stone in the Water (ECM, 2009) underlined Bodilsen's unlimited potential, who not only played meticulously, but also contributed two of the album's most beautiful compositions, "Orvieto" and "Edith."

On Short Stories For Dreamers, released on the Danish Stunt label, Bodilsen is on the top of the bill, but the album is far from a shallow display of instrumental virtuosity. Instead, it carefully constructs melodic motives that evolve into aural stories that

captivate the ear with their sense of poetry and space. Part of the success of the album is due to its unusual lineup, featuring guitarist Ulf Wakenius, trumpeter Peter Asplund and vibraphonist Severi Pyysalo. Without the rhythmic pulse of the drums, they weave a finely textured carpet of sound where each melodic detail comes out with clarity.

"Caetano," named after Brazilian guitarist Caetano Veloso, immediately sets the mild melancholic tone for the album, with Bodilsen and Wakenius playing a duet, recalling both the open landscapes of the Nordic countries and an empty beach in Brazil. In fact, each composition is given its own pictorial interpretation through the inclusion of the stunning photographs of Tove Kurtzweil.

While Bodilsen contributes five of the album's nine compositions, there is also room for compositions by Wakenius, Henry Mancini and Bruno Martino. Martino's epic "Estate" is especially a revelation, wrapped as it is in Asplund's hushed brass sounds and in the warm wood of Bodilsen's bass. Talking of the intention of record, Bodilsen writes in the liner notes: "The keywords were simplicity and space: An opportunity for each musician to create a musical story in his own personal voice."

Short Stories For Dreamers brings the personal narratives of the participants into a greater whole, creating a unique work of art. It is to be hoped that the success of Bollani's Danish trio will create an effect of synergy and thus lead listeners to this gem of a record.